sabato 12 gennaio 2008

Appello agli urbani


Come definire il capitano che abbandona la nave per primo mentre sta affondando?…
Uno tsunami ha ormai travolto il mondo della farmacia: a noi sembra che non resti altro che
soccombere. Abbandonati da Federfarma, dagli Ordini, incapaci di promuovere un’ azione unitaria,
siamo in balia di un potere di pochi che nulla hanno a che fare con la salute delle persone.
I titolari rurali sono già ormai quasi tutti andati a fondo, in mare restano solo i titolari urbani: per
questo mi permetto di rivolgere un accorato appello a loro.
Non ci si illuda che essendo grandi si resterà comunque a galla , la storia insegna che anche il
Titanic definito “nave praticamente inaffondabile” ha fatto una brutta fine. Forse qualcosa si può
ancora salvare magari con l’aiuto del nuovo Santo Protettore, S.Giovanni,che comunque credo avrà
un bel da fare.
Vi scongiuro alleggerite le vostre imbarcazioni.Fate un gesto intelligente e virile.Offrite ai nostri
rappresentanti, ai politici, al Codacons, al tavolo delle trattative 3000 dei vostri clienti…
Troppi? 2000…Ancora troppi? 1000: meno no!Lasciate perdere non risolverete nulla,ciò significa
che non avete a cuore né la vostra vita , né quella dei vostri colleghi e nemmeno la vostra
professione.A meno che non state tramando qualcosa contro tutto e contro tutti…
Il problema della farmacia italiana è un problema tutto vostro, di distribuzione delle farmacie in
città. Basta con il trincerarsi dietro la media nazionale di una farmacia ogni 3000 abitanti circa. La
verità è che la media delle farmacie rurali è di una ogni 400-500-1000 persone e quella delle urbane
è di una ogni 4000-5000-10000 anche 20000 persone.
Se non è vero dimostratemi il contrario!
Ci sono farmacie con 10-12 dipendenti e forse anche più; ci sono farmacie lungo la costa ove già
alle 9 del mattino,d’estate, come mi hanno raccontato, si forma una fila tale che una signora ha
preso il numero 63 (dico sessantatre!) ed è così fino a sera.
In quasi trentanni di professione ho visto aumentare le rurali rispetto alle urbani in un rapporto di
10 a 1 . Sbaglio?(… forse in difetto!) Eppure si è assistito a uno spopolamento dei piccoli centri a
favore delle città; si fa appello alla viabilità nonostante le strade siano notevolmente migliorate tanto
che con i vostri “jeepponi” riuscite a raggiungere anche la cima delle nostre belle montagne!
In questi anni di fatto ho assistito ad una vera e propria liberalizzazione delle farmacie rurali mentre
le urbane sono aumentate solo tramite concorso e certe volte nemmeno con quello.
E non basta ancora. Certi Presidenti di Ordini insistono ancora nel volerle aprire in centri di 200-
300 persone. A che pro? E con quali costi sociali?
Non voglio fare delle contrapposizioni tra farmacisti rurali e urbani e né aspiro a diventare un
urbano anzi io preferisco stare qui in un paese di poco più di 800 persone con una farmacia
discreta e che nonostante tutto fa ancora vivere me e la mia famiglia (siamo in cinque). Non sono
morto di fame né io e né i miei e vi assicuro non accadrà nemmeno a voi.
Scusate ma come fate a gestire le vostre farmacie nelle condizioni che ho detto prima?A me già
quando ci sono tre persone viene l’ansia!Io voglio incontrare la persona e esserle di aiuto nel suo
bisogno di salute: a questo sono stato educato, per questo e per farmi studiare hanno fatto sacrifici i
miei genitori, ed è questa la mia missione cioè quella del farmacista.
Forse così siete più felici?
La persona è la nostra ricchezza: e incontrandola rispondiamo al quel desiderio di felicità che
ognuno si porta nel cuore.
Non è vero che a un maggior fatturato corrisponda sempre un maggior guadagno: una farmacia più
piccola meglio gestita e più controllata vi farà guadagnare di più e vi darà maggiori soddisfazioni.
Ma non è questo che tutti cerchiamo?
Un quorum diverso in città, magari legato anche al fatturato, eviterà che ai nostri politici o ad altri
venga in mente di appropriarsi di ciò che è nostro, di andare a trovare soluzioni assurde come quelle
di ora e le farmacie saranno distribuite secondo la popolazione reale e non secondo i centri
commerciali. I nuovi laureati avranno più opportunità di trovare una sistemazione e non saranno
costretti ad umiliarsi nella gestione di attività che non si sa bene cosa siano. Abbiamo o no il dovere
di aiutare i giovani colleghi: io devo molto e ancora ringrazio la Dr.ssa, urbana, che mi ha
introdotto professionalmente nel mondo della farmacia quasi 30 anni fa.
Potremo insieme dedicare più tempo all’Enpaf, o a pensioni alternative; a trovare una soluzione per
i nostri bei “gratuiti” turni.
Più siamo e con comuni interessi e più svolgeremo al meglio la nostra professione e più possiamo
difenderla da attacchi esterni. Riprendiamola in mano e utilizziamo tutti gli strumenti che la realtà
di oggi ci mette a disposizione per migliorare o favorire e mantenere la salute della persona:
farmaci, sanitari, cosmesi, analisi di prima istanza,prenotazioni analisi, corsi di aggiornamento
perchè no anche per la clientela, nelle scuole, nelle fabbriche. Richiediamo la presenza del
farmacista anche negli ospedali, in corsia ove insieme all’infermiere potrebbe essere di grande
aiuto al medico. Perché per la salute non utilizziamo anche la musica, le letture, gli incontri, gli
spettacoli; perché non utilizziamo anche giornali, radio, tv, internet o altro in un modo propositivo?
Perché non facciamo campagne pubblicitarie, incontri pubblici a favore dei nostri clienti?
E’ una cultura di bene che dobbiamo favorire, che la nostra professione deve promuovere. E’
l’uomo nella sua interezza, corpo, psiche e anima, che siamo chiamati a servire.
Questa è la nostra missione.
E’ solo questo che ci unisce.
Bisogna però decidersi prima che sia troppo tardi.
Qui, in un comune limitrofo, i farmaci, da un anno, li stà consegnado a domicilio il postino!!!
Ed è un sindaco Medico che ha fatto l’accordo con le Poste!
A buon intenditor…
Seriamente preoccupato ma con stima e affetto,
Dr. Franco Cori

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